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Mai come in questo periodo storico caratterizzato da forti tensioni internazionali il tema dell’approvvigionamento energetico e della dipendenza da Paesi terzi riveste un ruolo prioritario.

Nel 2021 il fabbisogno energetico del nostro Paese è stato di 318,1 miliardi di kWh elettrici (fonte TERNA SpA) e 76.118 milioni di m3 di gas naturale (fonte Mite-Ministero della Transizione Ecologica), di cui solamente 3.343 milioni di m3 coperti con la produzione nazionale (pari al 4,4%). La domanda di elettricità in Italia è soddisfatta per l’86,5% dalla produzione nazionale e per la quota restante dall’energia scambiata con l’estero.   Alla produzione elettrica nazionale, le energie rinnovabili nelle loro varie forme, (fotovoltaico, eolico, idroelettrico, biomasse, biogas, geotermico) contribuiscono per circa il 36%, contro il 64% prodotto da fonti tradizionali con le grandi centrali elettriche a gas, che amplificano ulteriormente il problema dell’approvvigionamento di quest’ultimo.

La commissione UE ha definito nel settembre 2020 un percorso di riduzione di gas clima alteranti che prevede un abbattimento degli stessi del 55% entro il 2030, per arrivare a “zero emissioni” nel 2050.

Il raggiungimento di questi obiettivi si sintetizza per l’Italia nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC), nel quale si stabilisce che entro il 2030:

  • si dovranno ridurre le produzioni dei gas ad effetto serra del 33% rispetto ai livelli del 2005;
  • si dovranno ridurre del 43% i consumi di energia primaria rispetto allo scenario tendenziale;
  • si dovrà avere un 30% di penetrazione di energia rinnovabile rispetto ai consumi lordi finali di energia.

 

Alla luce di questi dati, sia nell’ottica di ridurre la dipendenza energetica da Paesi esteri che per tagliare drasticamente le emissioni dei gas climalteranti, le energie rinnovabili giocheranno nei prossimi mesi un ruolo fondamentale e strategico per lo sviluppo economico sociale del Paese.

Sarà una partita che si giocherà obbligatoriamente su diversi fronti, nessuno in competizione tra loro ma tutti sinergici per il raggiungimento dell’obiettivo finale.

Per questo motivo, tutta l’attenzione dovrà esser posta nel ridurre il fabbisogno energetico attraverso l’efficientamento delle strutture e dando forte impulso all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici ed a biogas, per permettere di passare dai 115 GWh di potenza installata del 2019 ai   155 GWh previsti per il 2030.

In questa enorme partita tutti noi possiamo essere protagonisti, nel nostro piccolo e non solo.

Come singoli cittadini, maturando la coscienza del risparmio energetico, della raccolta differenziata dei rifiuti*, dell’utilizzo razionale dei mezzi di trasporto, come Istituzioni, favorendo ed agevolando le iniziative imprenditoriali volte alla produzione di energia green, come collettività non osteggiando a priori le iniziative di nuove installazioni di impianti rinnovabili guarendo dalla sindrome da NIMBY (non nel mio giardino).

Con un po’ di sforzo da parte di tutti, con un po’ più di elasticità e volontà di informarsi e capire le tecnologie che sottendono alle produzioni di energia rinnovabile possiamo essere ancora in tempo (forse) per evitare di dover considerare un’altra forma di produzione energetica a cui abbiamo (saggiamente) rinunciato con il referendum del 1987, ma che ora si sta riaffacciando sul palcoscenico futuro come potenziale primo attore.

Ing. Luca Brondello

GEM CHIMICA SRL – BUSCA (CN)

*Il dato medio pro-capite di rifiuti urbani prodotti da ciascun cittadino è di circa 500 kg/anno. Considerando la frazione organica da raccolta differenziata pari a circa un 40%, ogni anno ciascuno di noi getta via circa 200 kg di materiale organico Lo stesso (FORSU) se processato all’interno di un impianto di digestione anerobica è in grado di produrre circa 25 Nm3 di biogas, ovvero 15 Sm3 di metano, che se trasformato in energia elettrica equivale al consumo di una lampadina a led da 12 W tenuta accesa per 12 ore/giorno per tutto l’anno.