All’interno della stragrande maggioranza delle procedure di sanificazione, il ruolo dell’acqua è fondamentale. Basti pensare che una percentuale intorno al 90% del residuo di lavorazione viene eliminato grazie al primo risciacquo!
Inoltre, dobbiamo considerare che, nelle soluzioni di lavaggio, solamente pochi punti percentuali sono costituiti dal prodotto detergente: se per esempio un formulato deve essere impiegato al 2%, avremo un restante 98% costituito dall’acqua solvente. Per questo motivo il controllo dell’acqua impiegata nei lavaggi è così importante.
Chimicamente l’acqua è definita come H2O, una molecola con caratteristiche ben definite. Per esempio, la temperatura di ebollizione è 100°c. Ma se l’acqua bolle a 100°c, ovvero cambia fase da liquido a gas, com’è possibile che nelle pentole impiegate per l’ebollizione rimanga spesso e volentieri una incrostazione residua?
Ovviamente tali residui non sono causati dall’acqua, ma dalle sostanze in essa disciolte. Infatti, ciò che noi comunemente chiamiamo acqua, a litro non è che una soluzione di sali, nella quale l’acqua è il solvente.
La durezza dell’acqua, indice del suo contenuto di sali disciolti, incide sulla conducibilità caratteristica della soluzione di lavaggio, creando molte volte problematiche nei dosaggi automatici dei prodotti. Inoltre, la presenza di sali disciolti può andare a reagire con alcune componenti del prodotto formulato, abbattendone la concentrazione all’interno della soluzione di lavaggio.
La durezza dell’acqua può essere temporanea oppure fissa. La prima è costituita da tutte quelle sostanze disciolte, come per esempio i bicarbonati di calcio e magnesio, la cui solubilità diminuisce all’aumentare della temperatura. A questa tipologia di durezza, appunto, sono dovute le incrostazioni calcare e da bollitura.
Più difficili da eliminare rispetto ai carbonati sono invece i metasilicati di calcio, altra specie salina che talvolta può trovarsi di sciolta in acqua, seppur con concentra zioni di gran lunga più basse. È necessario, tuttavia, prestare attenzione alle acque di falda nei momenti di maggiore siccità, per via della maggiore concentrazione salina. I metasilicati non sono eliminabili per disincrostazione con acidi di comune utilizzo, ma richiedono l’impiego di idrossido di sodio ad elevate temperature, oppure acido fluoridrico, specie chimica di pericolosità più elevata.
Le incrostazioni calcaree possono generare problemi di contaminazione microbiologica, in quanto possono andare a proteggere patogeni sulle superfici che ricoprono.
L’acqua che impieghi è un attore importante nei processi di sanificazione, ed è perciò fondamentale considerarla con adeguate procedure. Contatta il nostro staff tecnico specializzato, saremo a tua disposizione per studiare insieme i programmi di sanificazione più adatti per non esporre a rischi la tua produzione!